Come deve cambiare uno spettacolo nato prima della Pandemia, quando potrà ritornare in scena?
Il Campanello è un testo di Roberto Del Gaudio, andato in scena nel dicembre 2019. Lo spettacolo racconta di due sorelle, chiuse per necessità in uno spazio asfittico. L’anno successivo, la loro storia è diventata quella di tutti noi. Quindi come muterà il comportamento dei personaggi? E come sarà mutato il modo delle attrici di stare insieme e guardarsi?
Dal 5 all’11 marzo, ospitiamo in residenza la compagnia Dramelot per sette giorni di lavoro e sperimentazione, in cui si cercare di rispondere a queste domande, in attesa di portare di nuovo in scena lo spettacolo. La residenza sarà seguita dal foto e videomaker Emanuele Basile, con cui la compagnia sperimenterà linguaggi e modalità nuove di comunicazione.
La residenza è inserita nel calendario di Connessioni teatrali, stagione online che organizziamo con la rete Fertili Terreni Teatro.
INCONTRO CON LA COMPAGNIA
Giovedì 11 marzo, ore 19.00,
il pubblico potrà conoscere il processo creativo e teatrale portato avanti in questa settimana di residenza. All’incontro partecipa la Compagnia Dramelot (Francesca Bracchino, Elisa Galvagno e Sax Nicosia), con l’autore Roberto Del Gaudio e l’artista Emanuele Basile.
L’incontro è gratuito e dura circa un’ora.
Per partecipare, scrivi a biglietteria@fertiliterreniteatro.com, riceverai una mail con tutte le informazioni e il link della stanza virtuale dove ci incontreremo.
LA COMPAGNIA RACCONTA LA RESIDENZA
“Angela e Damiana vivono in un luogo talmente abitato e abusato da essere diventato un non-luogo. E in un tempo talmente sospeso da diventare quasi un’altra dimensione temporale. Il “non-riallestimento” a Bellarte è per noi proprio un tempo sospeso, in quel non-luogo surreale che è un teatro senza pubblico, in cui Angela e Damiana potranno porsi domande non troppo esplorate, o non esplorate affatto perché mai più affrontate dopo l’arrivo della pandemia.
Il campanello è andato in scena nel dicembre 2019. Due mesi e mezzo dopo la situazione delle due protagoniste, chiuse per necessità in uno spazio asfittico, è diventata quella di tutti noi. Siamo impazienti di indagare come questa consapevolezza avrà cambiato il nostro modo di stare insieme e di guardarci, come avrà cambiato lo spettacolo. Cosa significa oggi non poterci avvicinare a una persona amata per aiutarla, cosa significa poterlo fare soltanto tirando su una mascherina e senza toccarla? “Prima” tutto questo lo immaginavamo, oggi l’abbiamo vissuto e sofferto, lo conosciamo ormai.
Cosa significa, proprio ora, un abbraccio non dato o dato con la paura neppure nascosta di fare male? Noi siamo convinti che il teatro non possa evitare di parlare del presente, e quando il presente colpisce come un meteorite, con una deflagrazione tanto dirompente, noi che siamo su un palcoscenico non possiamo non tenerne conto.
E se il pubblico non c’è, ci prepareremo al meglio per essere pronti quando potremo di nuovo guardarci negli occhi. Il Campanello è stato uno spettacolo costruito insieme agli spettatori, in cui la sensazione della quarta parete era da combattere come un nemico. Cosa succederà ora che “l’altro” è per forza soltanto il compagno in scena? E come invece la presenza del video di Emanuele Basile non sarà soltanto documentativa ma diventerà un “altro” tanto più prezioso quanto unico tramite per uscire dalla stanzetta di Angela e Damiana e andare altrove?
Abbiamo insomma la sensazione che questa settimana di lavoro sarà ricca di domande, e che queste domande siano in qualche modo un “prima”:
prima di ritrovare la memoria del testo
prima di recuperare Angela e Damiana
prima di incontrare di nuovo il pubblico
prima di suonare di nuovo Il campanello, insomma”.
Francesca Bracchino, Elisa Galvagno e Sax Nicosia