La foresta che cresce è realizzato da Tedacà, Acti e Almateatro, in collaborazione con Isola di Ariel, LVIA, Arte Migrante ed Equilibrio d’oriente, inserito nel bando MigrArti indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Spettacolo come unico progetto a rappresentare il Piemonte per il settore Teatro.
Il progetto e lo spettacolo La foresta che cresce sono stati ideati e diretti da Beppe Rosso, Gabriella Bordin e Simone Schinocca. Le tre compagnie, Tedacà, Acti e Almateatro, hanno condotto insieme alcuni laboratori teatrali diffusi sul territorio della città di Torino, composti da oltre 40 giovani fra cittadini italiani, migranti del C.A.R.A. (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) gestiti dalla Cooperativa L’Isola di Ariel e giovani di seconda generazione grazie alla collaborazione con Lvia, Arte Migrante ed Equilibri d’Oriente. I laboratori sono stati condotti nella zona di San Salvario e nella zona del basso San Donato, entrambe zone caratterizzate da una forte presenza multiculturale. Le compagnie sono state affiancate nella conduzione dei diversi percorsi da Operatrici impegnate quotidianamente sul tema del dialogo interculturale, per favorire l’incontro e la mediazione fra le diverse culture al fine di creare occasioni di confronto dove la cultura ha svolto una funzione di mediazione. I partecipanti hanno così sviluppato un percorso dove esprimere e condividere storie, sensazioni, disagi e dibattiti, creando la costruzione drammaturgica di una performance che sarà rappresentata sabato 15 luglio presso il Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192, Torino) all’interno della manifestazione Evergreen Fest.
“Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce“, recita un detto popolare. Partendo da questa riflessione il progetto racconta il fenomeno migratorio da un altro punto di vista. Le migrazioni sono ormai eventi strutturali della società e non una emergenza sociale da temere, come invece spesso viene riportato sulle prime pagine dei giornali. La performance racconta storie, amori, paure e sogni di chi oggi vive in Italia: giovani che stanno sviluppando e offrendo le proprie competenze e la propria arte alla società, arricchendola con la propria bellezza e diversità. E se il diverso fa paura, l’omologazione crea infelicità e una società felice non può vivere costruendo barriere o in assenza di rapporti umani. Lo spettacolo vede coinvolti giovani artisti italiani, stranieri e di seconda generazione, con la partecipazione di realtà che da anni lavorano sul tema del dialogo interculturale.
Questo progetto si fonda sulla concezione che la cultura possa svolgere una grande funzione: creare occasioni di confronto per attenuare la paura verso i migranti e stemperare la paura di chi è immigrato nei confronti di una società che non conosce. Due paure che, se si affrontano senza mediazioni, generano aggressività e violenza. Solo le occasioni di conoscenza e incontro fra le persone riescono ad abbattere i pregiudizi. Certo esiste il conflitto tra modi diversi di pensare: ma il conflitto non è necessariamente sinonimo di violenza, serve anche per discutere e l’arte si muove attraverso i conflitti per sperimentare l’idea stessa di alterità. La sfida è trovare i metodi per un confronto interculturale in cui si consideri la diversità una ricchezza e non solo un problema.
Lo spettacolo sarà rappresentato sia su palco sia nel parco, in forma itinerante fra gli alberi secolari del giardino che circondano la Villa della Tesoriera. In scena si miscelano i linguaggi del teatro e della danza, alternati a video testimonianze di richiedenti asilo che raccontano la propria storia in dialogo con gli attori, creando un ponte fra le storie dei cittadini italiani e dei migranti di seconda generazione.