“La dolce rivoluzione. Sarà una stagione che mette a nudo la fragilità dei nostri tempi, le difficoltà, contraddizioni e occasioni mancate, ma anche le opportunità della nostra quotidianità.
Viviamo in un tempo che sta cambiando profondamente e a una velocità che a tratti dà la sensazione d’essere insostenibile. Un tempo talmente veloce e spesso così violento e destabilizzante da poter essere definito una rivoluzione…una rivoluzione a cui spesso ci sentiamo non pronti, impreparati, disarmati. Cittadini, e forse ancora di più il mondo giovanile, che respira e si sente immerso in una “fragilità dilagante”.
Alcune parole che risuonano e diventano domande su cui confrontarsi, costruirsi, scontrarsi e trovare una propria dimensione e una risposta comune come società.
Confini, lavoro, Identità, genere, relazioni, straniero, fragilità, prospettive, ambizioni, desideri, collettività, bene comune.
Un teatro che quotidianamente incontra e accoglie centinaia di persone può essere un luogo in cui provare a riflettere, a porre e porci delle domande di senso, in cui cercare degli stimoli per essere e sentirsi un po’ meno impreparati.
Se pensiamo al lavoro realizzato in questi anni e alla linea artistica degli spettacoli ospitati in stagione, il nostro pensiero è che certamente il teatro può rappresentare un luogo e un momento di grande valore. E allora se il teatro, oggi, può essere un luogo in cui farsi delle domande, cogliere delle storie e dei vissuti che hanno provato a dare delle risposte, forse può aiutarci a ridurre l’ostilità che viviamo con il nostro tempo. E la rivoluzione potrebbe un giorno forse diventare La Dolce rivoluzione, in cui lo scontro, una volta comprese le ragioni, può diventare opportunità di cambiamento, dove la diversità può diventare occasione di integrazione e dove i muri possono diventare fondamenta di costruzioni importanti per la collettività.
Tentare di Comprendere e non farci travolgere: in questo forse sta la Dolce Rivoluzione.
Ognuno degli spettacoli proposti segue un filo in cui gli artisti, a nostro parere, hanno provato a portare “comprensione”.
Fili che affondano con tematiche ormai tradizioni del nostro spazio (identità e genere), fili che continuano dibattiti già avviati (stranieri e precarietà giovanili), fili che trovano un punto di incontro fra compagnie di ricerca “storiche “, compagnie con premi e riconoscimenti prestigiosi e artisti “emergenti”. Fili che attraversano diversi linguaggi, in cui teatro, danza, corpo e voce si incontrano. Fili che ci uniscono ad altri teatri della nostra città, Cubo Teatro e San Pietro in Vincoli, fertili terreni di confronto, respiro e crescita. Fili che faranno approdare nel nostro spazio due progetti meravigliosi dalla Francia e da Israele.
Fili di pensiero, incontro, sorrisi, domande, suggestioni ma soprattutto, di possibilità di cambiamento. L’inizio della nostra Dolce Rivoluzione.
E in questo inizio un grazie di cuore agli Enti sostenitori Regione Piemonte, Città di Torino, Circoscrizione IV, Compagnia di San Paolo, Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione CRT che hanno creduto nella nostra proposta, fili preziosi di collaborazione, confronto e supporto. E l’ultimo grazie va a tutto lo staff. Senza il loro instancabile lavoro, questi fili non esisterebbero e nulla si potrebbe”.
Simone Schinocca – Direttore Artistico Tedacà
Marco Lorenzi – Direttore Artistico Il Mulino di Amleto
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